Sull’argomento è stato detto tutto. È stato detto che si trattava di un’azione di guerra, ma le guerre sono dichiarate tra nazioni nemiche, mentre, in questo caso, il nemico era un singolo uomo a capo di un’organizzazione terroristica, Al Quaeda, cioè Osama Bin Laden, rappresentato come “lo sceicco maledetto”, il peggiore di tutti i mali. È stato detto che tale azione “ha cambiato la storia”, che “nulla sarebbe stato più come prima”, ma si tratta di frasi ad effetto, suggerite dalla smania di protagonismo storico, tipica degli americani: in realtà è cambiato ben poco, se si eccettua il potenziamento di alcuni sistemi di sorveglianza, compresi gli inutili controlli aeroportuali. Di fatto ci troviamo davanti a una forma di terrorismo che caratterizza il nostro tempo, fatta di azioni che ricadono su gente comune, del tutto estranea ai fatti e alle rivendicazioni che vengono avanzate, vittime d’una violenza oscura, generata da fanatismi religiosi, da scelte in cui la vita è messa al servizio di un’ idea e ad essa viene sacrificata. L’attentato causò 2.749 morti e una sensazione, negli americani, di vulnerabilità che, per qualche aspetto, ricorda l’eccidio di Pearl Habour, quando la flotta americana venne affondata dall’attacco a sorpresa di kamikaze giapponesi.