I fasci siciliani 1893

Erano organizzazioni di contadini, artigiani, zolfatari, minatori che si erano avvicinati alle idee socialiste, grazie a dirigenti come Nicola Barbato, Garibaldi Bosco, Bernardino Verro, e avevano realizzato forme di mutua assistenza, chiedendo anche, ai grandi proprietari, una revisione dei patti agrari. Notevole la presenza e il contributo delle donne. Fu proprio il più autorevole personaggio della Sinistra, Francesco Crispi, siciliano, già repubblicano, garibaldino, esponente del Partito d’Azione, a imprimere al governo una svolta autoritaria e a infierire militarmente contro i Fasci Siciliani. Ossessionato dalla paura che si potesse mettere in discussione l’equilibrio sul quale era vissuto lo stato unitario, ordinò Strage di
Caltavuturo , la mobilitazione militare con una serie di arresti e fucilazioni. Il numero dei morti fu di 108. La strage più grande si ebbe a Caltavuturo, dove, nel giorno di San Sebastiano vennero trucidati 16 dimostranti. Un ruolo non indifferente, nella repressione, ebbero, ovunque, i campieri mafiosi. Non meno cruenta la strage di Giardinello, un paesino con meno di un migliaio di anime, dove vi furono sette morti ad opera delle cosiddette forze dell’ordine e due morti ad opera dei manifestanti, inferociti dagli insulti del messo comunale e di sua moglie, oltre che dagli spari venuti dalla casa del sindaco, proprio dirimpetto al municipio. Vennero comminate condanne “esemplari“: De Felice Giuffrida venne condannato a 18 anni, Verro a 16, Bosco e Barbato a 12, Montalto a 10, altri a pene minori.
Venne disposto l’arresto e l’invio a domicilio coatto di 1962 individui. Ben 800.000
aventi diritto al voto vennero cancellati dalle liste elettorali: venne limitata la libertà di
stampa, il partito socialista ed altre organizzazioni popolari vennero messi fuori legge.