A Peteano, frazione di Sagrado, in provincia di Gorizia, il 31 maggio 1972, un’esplosione provocò la morte di tre carabinieri: il brigadiere Antonio Ferraro di 31 anni e i carabinieri Donato Poveromo e Franco Dongiovanni di 33 e 23 anni. Rimasero gravemente feriti il tenente Angelo Tagliari e il brigadiere Giuseppe Zazzaro. La strage fu compiuta da Vincenzo Vinciguerra, reo confesso, e da Carlo Cicuttini, neofascisti aderenti ad Ordine Nuovo. Intorno alle ore 22,35 una telefonata anonima alla Stazione dei carabinieri di Gorizia comunicava, in dialetto, che, vicino alla ferrovia, sulla strada per Savogna, c’era una cinquecento bianca con due fori di proiettili sul parabrezza. Sul posto accorrevano tre macchine dei carabinieri: alcuni di loro tentavano di aprire il cofano e venivano dilaniati dall’esplosione. Il colonnello Dino Mingarelli, orientò l’ inchiesta verso gli ambienti di Lotta continua di Trento, ma le indagini non ottennero gli esiti previsti. Dalla magistratura milanese giunse l’informazione secondo cui l’attentato sarebbe stato attuato da un gruppo terrorista neofascista, ma il colonnello scartò l’indicazione milanese, in quanto un ordine
del SID lo invitò a sospendere le indagini sul gruppo terrorista di estrema destra. Il
colonnello, con il suo “braccio destro” capitano Antonino Chirico rivolse le attenzioni
investigative verso sei giovani, conducendoli a processo: secondo il Mingarelli essi si
sarebbero vendicati di alcuni sgarbi subiti dai carabinieri. Il movente proposto non convinse i giudici, che assolsero i sei giovani, i quali, una volta liberi, denunciarono Mingarelli per le false accuse, dando inizio ad un nuovo processo in cui risultava come maggiore indagato il colonnello stesso, oltre che il generale Giovambattista Palumbo e il segretario del MSI Giorgio Almirante, il quale aveva dato 35.000 dollari a Cicuttini, dirigente del MSI friulano,, perché, con un intervento alle corde vocali modificasse la sua voce, identificata come quella che aveva fatto la prima telefonata di rivendicazione. Cicuttini, fuggito in Spagna, venne catturato a ventisei anni dalla strage, nell’aprile del 1998. Attualmente Vincenzo Vinciguerra sta scontando una condanna all’ergastolo in qualità di reo confesso della strage.